instantanee dinquitudine

Istantanee de‘inquietudine

Cuentos. Traducción al italiano y edición de Dajana Morelli. Edizioni Arcoiris, Salerno, Italia, 2012

Reseñas

Gianluca Di Cara, Franeli, 13, marzo, 2013

   Dieci racconti, dieci rapidi istanti catturati dalla penna di Norberto Luis Romero: Istantanee d’inquietudine (Edizioni Arcoiris, 2012) è una breve raccolta che ci viene illustrata in un’attenta postfazione dalla traduttrice e curatrice del libro, Dajana Morelli.

   Racconti che sono come dei brevi flash, cui accediamo in medias res, senza alcuna introduzione e, soprattutto, senza alcuna conclusione, come se fossimo entrati in sala una decina di minuti dopo l’inizio del film: una volta terminati, siamo liberi – forse anche troppo – di dar loro una nostra interpretazione, di ritornare alla realtà con numerose domande e pochissime risposte certe, siamo lettori lasciati a noi stessi. L’inquietudine menzionata nel titolo vale per molti di questi racconti, in primis il “Diario del tassidermista”, che riesce a trasmetterci una sensazione profonda di disagio e di disturbo toccando le corde della nostra sensibilità con una forte forza evocativa: all’improvviso siamo proiettati in un ambiente tetro, popolato da uomini e donne a dir poco peculiari, come dei reietti sociali che diventano oggetto dell’attenzione di una non meglio precisata “mamma”. A narrare i fatti è il tassidermista del titolo, che sembra rivolgersi ai lettori da pari, da normale, pur dimostrandosi un personaggio tanto angosciante quanto le restanti caricature umane che lo circondano.

   Come leggiamo nella quarta di copertina, c’è chi intravede nella scrittura di Romero – autore dalla crescente importanza all’interno del panorama contemporaneo – un richiamo a grandi della letteratura in lingua spagnola come Jorge Luis Borges o Julio Cortázar: in effetti, elementi come un’ironia sottile, autentica, sono indubbiamente presenti fra le righe di questo breve libro, e non si può certo evitare di riconoscere in alcuni racconti, così autonomi e “a sé stanti”, un’eco di Borges e del suo L’Aleph, capaci come sono di darci forti emozioni e di lasciarci altrettanto fortemente interdetti.

   Paradossi e irrealtà sono la normalità del libro; come dice la Morelli, all’interno di questi racconti «scopriamo paure nascoste, paure sepolte, ma familiari […]; ci mettono faccia a faccia con ciò che solitamente resta in ombra»: paura della morte e del dolore, paura degli altri, paura dell’ignoto. Se alcuni racconti non ci colpiscono particolarmente, forse perché quasi eccessivamente autonomi e privi di introduzioni di sorta, di un contesto che stimoli in noi un pensiero più profondo, altri sono permeati da richiami alti, che li tramutano in una sorta di costante citazione dei grandi della letteratura.

   Come molto spesso accade, un numero di pagine limitato non sempre è sintomo di lettura semplice o leggera e, ancora una volta, è necessario grattare la superficie per scoprire che cosa vi si nasconde sotto.